I risparmiatori devono essere sempre tutelati dalle loro banche: ecco i casi in cui hanno diritto ad un risarcimento dal loro istituto.
Ci sono determinati casi in cui la banca ha l’obbligo di risarcire i risparmiatori. Il più delle volte, però, può capitare di non fare richiesta in tempo (perché molte persone non conoscono i loro diritti), perdendo tantissimi soldi. Così, è importante conoscere i casi in cui un risparmiatore deve essere risarcito dalla banca di tutti i soldi che ha perso.
Ovviamente non sempre la banca dovrà risarcire il risparmiatore ma ci sono delle situazioni in cui ha l’obbligo di farlo, anche se molti istituti potrebbero opporsi negando l’evidenza. Anche in quel caso il risparmiatore è tutelato e potrà ricevere i propri soldi, muovendosi in un determinato modo.
Acquistare online è diventato sempre più frequente: inseriamo i nostri dati di pagamento un po’ ovunque ed è quindi molto facile finire vittima di truffe online (phishing e vishing) che mettono in pericolo i nostri conti correnti. Basta cliccare su un link malevolo e digitare le proprie credenziali, rispondere a numeri di telefono sospetti oppure pagare per sbloccare la consegna di una trattenuta (inesistente), per vedersi il proprio conto svuotato.
La banca, in questi casi ha l’obbligo di risarcire o quantomeno tutelare i consumatori in modo che rientrino in possesso delle somme di denaro rubate. In molti casi però gli istituti si rifiutano di rimborsare tali somme, attribuendo la responsabilità al cliente per l’uso improprio delle credenziali di accesso. Infatti, stando alla normativa europea, le banche sono tenute a garantire sistemi di protezione adeguati, tra cui l’autenticazione forte a due fattori (SCA, Strong Customer Authentication) per le operazioni online.
Questo sistema consente di identificare e bloccare tempestivamente transazioni non autorizzate. Il risparmiatore riceverà subito una notifica sul cellulare quando sta avvenendo un pagamento, e avrà la possibilità di annullarlo. Dunque, in caso contestazioni da parte dei propri clienti, l’istituto finanziario è tenuto a dimostrare di aver rispettato gli standard di sicurezza previsti dalla direttiva europea PSD (recepita in Italia con il D.Lgs. n. 218/2017).
In caso di mancata dimostrazione, la banca è obbligata a rimborsare il cliente per le somme sottratte e, se necessario, risarcire ulteriori danni.
Se la banca non rimborsa il risparmiatore, un’alternativa più economica e veloce alla causa civile consiste nel rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). Sarà necessario rispettare però determinate condizioni:
Il risparmiatore dovrà compilare un modulo (disponibile sul sito ufficiale dell’ABF) e allegare tutte le prove documentali (e-mail, SMS, estratti conto e corrispondenza con la banca). Il costo di questa procedura è di 20 euro, da versare anticipatamente a titolo di contributo spese.
Anche se le decisioni dell’ABF non sono vincolanti per le banche, in genere gli istituti finanziari preferiscono adeguarsi a queste per evitare danni reputazionali e aggravanti in eventuali cause civili. C’è da specificare, invece, che se il risparmiatore ha agito con negligenza, fornendo volontariamente i propri dati o lasciandoli incustoditi, la banca non è tenuta al rimborso.
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